Nel 2025, con tutta questa tecnologia, com’è possibile essere così ignoranti?

Viviamo nel 2025, un’epoca che sulla carta dovrebbe essere il trionfo del progresso. Abbiamo intelligenze artificiali capaci di scrivere libri, taxi che si guidano da soli, accesso a tutto lo scibile umano in un palmo di mano. Eppure mi guardo intorno — nei bar, nei social, nei commenti alla mia fotografia di viaggio — e vedo l’esatto contrario di ciò che ci avevano promesso: ignoranza diffusa, razzismo che riaffiora, chiusura mentale.

Ogni volta che racconto qualcosa che ho vissuto in giro per il mondo — che sia il cibo di strada nelle Filippine, il modo in cui si salutano in Giappone, o la spiritualità della Thailandia o di Taiwan — mi scontro con due reazioni: scetticismo o sarcasmo.
Come se parlare di cultura fosse diventato qualcosa da evitare. Come se conoscere e condividere significasse mettersi in mostra.
E no, non è che "mi sento superiore": è che vedo quanto siamo diventati intellettualmente pigri.

Quello che sto vivendo non è solo uno smarrimento personale, ma una vera e propria disillusione collettiva rispetto all’idea di progresso che ci è stata venduta per decenni.

Com’è possibile che nel 2025 siamo ridotti così?

 

Chi sono e perché fidarti di queste parole

Mi chiamo Walter Stolfi e non sono un teorico da tastiera. Sono un fotografo, un viaggiatore, un content creator che da anni gira il mondo con una macchina fotografica e uno zaino leggero. [ scopri di più su di me ]
Non cerco "like facili" né cartoline da Instagram: cerco storie vere, incontri profondi, culture che aprano la mente.

Ho camminato per strade sconosciute, ho mangiato con famiglie che non parlavano la mia lingua, ho documentato l’umanità nei suoi dettagli più quotidiani — perché credo che la fotografia sia uno specchio che riflette molto più della superficie.

Questo articolo non nasce da un bisogno di polemizzare, ma da una domanda urgente che mi porto dentro ogni volta che torno in Italia o condivido qualcosa online:

“Com’è possibile che oggi, nel pieno di un’era tecnologica e globale, ci stiamo chiudendo sempre di più mentalmente?”

Non ho tutte le risposte. Ma porto sul campo una prospettiva diversa. E se leggerai fino alla fine, forse troverai anche tu un nuovo modo di guardare il mondo — con occhi più aperti e meno condizionati.

 
 

Una regressione invisibile: come ci siamo ridotti così?

Negli ultimi dieci anni 2015-2025 abbiamo assistito a una contraddizione sempre più evidente:

  • Avanzamento tecnologico esponenziale (AI, 5G, realtà aumentata, accesso a informazioni illimitate)

  • Regressione sociale e culturale (populismo, disinformazione, disuguaglianze crescenti)

La promessa della tecnologia era: tutti avranno accesso al sapere, quindi il mondo sarà più equo e consapevole. Ma è accaduto il contrario:

  • L’informazione è diventata sovrabbondante ma superficiale.

  • I social hanno favorito camere dell’eco dove ognuno trova conferma delle proprie convinzioni, anche se false.

  • La scuola non è riuscita a modernizzarsi abbastanza per educare spirito critico e coscienza civica.

Questo ha creato terreno fertile per:

  • Politiche di estrema destra che offrono risposte semplici a problemi complessi.

  • Razzismo e nazionalismo, reazioni identitarie di chi si sente smarrito o impoverito.

  • Sfiducia nei saperi: scienza, giornalismo, istruzione sono percepiti come “élite” e non più come strumenti di emancipazione.

Ci troviamo in un momento storico schizofrenico:

  • Mai nella storia l’essere umano ha avuto tanta potenza tecnologica e comunicativa.

  • Eppure, l’ignoranza è autoalimentata, organizzata e spesso premiata politicamente.

Cosa sta succedendo?

  • L’ansia del futuro (crisi climatica, precarietà, guerre culturali) spinge le persone verso narrazioni rassicuranti, anche se false.

  • Il sistema mediatico e i social alimentano polarizzazione e odio, perché questi generano più “engagement”.

  • La politica ha smesso di educare: chi governa spesso preferisce una popolazione passiva e confusa.

In Italia, il governo Meloni è il sintomo (non la causa) di una deriva culturale più profonda: il ritorno a valori conservatori, il mito dell’ordine, la famiglia tradizionale come rifugio simbolico.

Negli USA, Trump (anche nel suo ritorno sulla scena) rappresenta lo stesso meccanismo: paura, identità, semplificazione violenta.
E il paradosso è proprio questo: più possibilità abbiamo, meno le usiamo.

Viviamo connessi ma isolati. Bombardati da informazioni ma incapaci di distinguerle. E questo vale anche per chi fa il mio lavoro: ogni volta che nomino l’intelligenza artificiale come strumento creativo, mi sento dire frasi come:

"E ma ci manipoleranno",
"E se la usano le persone cattive?",
"Ma a cosa ti serve davvero?"

 

L’AI, la paura e la mentalità “anti-futuro”

Non dico che non ci siano pericoli. Ma ogni tecnologia nella storia è stata usata per creare o per distruggere.
Sta a noi scegliere come.
Oggi l’Intelligenza Artificiale è un mio assistente personale, mi aiuta a organizzare, a scrivere meglio, a ottimizzare il lavoro, a liberarmi più tempo per vivere davvero le storie che racconto.

Quando dico che in Cina ci sono taxi che guidano da soli, la risposta media è:

“Io non ci salirei mai”

Questo è il problema: un rifiuto istintivo verso ciò che non si conosce.
Ed è lo stesso rifiuto che vedo quando provo a raccontare un modo di vivere diverso, magari più semplice, più spirituale, più umano. Ma se non hai mai viaggiato, come puoi davvero comprendere?

 

E allora che senso ha fotografare?

Me lo chiedo spesso. Che senso ha fotografare il mondo se il mondo non vuole guardare?
Ma poi capisco che raccontare è resistenza.
Documentare è memoria. E la fotografia ha un potere ancora più grande oggi: fermare l’effimero, restituire verità in un’epoca dove tutto è opinione.

Con la mia camera non voglio solo mostrare “bei posti”. Voglio dire:

“Questo esiste. Questo è vero. Questo è umano. Guarda.”

CORSI DI FOTOGRAFIA

Se senti anche tu il bisogno di raccontare un mondo che cambia, ti invito a scoprire i miei corsi di fotografia: sono pensati non solo per insegnarti la tecnica, ma per aiutarti a guardare davvero, a leggere il contesto, a dare voce a storie che altrimenti andrebbero perdute.

Che tu sia alle prime armi o già esperto, troverai strumenti concreti per dare profondità e senso ai tuoi scatti.

 

Una chiamata al risveglio (per chi ha ancora occhi per vedere)

Forse non cambieremo il mondo. Ma possiamo cambiare il modo in cui lo guardiamo.
E questo, per me, è già una rivoluzione.

Fotografare non è solo estetica. È scegliere da che parte stare. È mettersi in gioco, farsi contaminare, rischiare il fraintendimento.
Ma anche ispirare, provocare, aprire spiragli.

Il futuro sarà sempre più veloce. L’intelligenza artificiale crescerà. Le guerre culturali continueranno. Ma chi sa leggere il mondo con occhi diversi — chi viaggia, chi documenta, chi ascolta e poi restituisce attraverso le immagini — sarà sempre più necessario.

 

Presets Lightroom: dai carattere alle tue immagini

 

Postilla personale

Se a volte risulto quello “che vuole insegnare qualcosa”, non è perché penso di sapere tutto.
È perché non riesco a fare finta di niente.
Perché ho fame di capire e condividere. E se questo oggi dà fastidio, è solo il segno che stiamo camminando su una strada dove la consapevolezza è diventata scomoda.

Ma io vado avanti.
Con la mia macchina fotografica, la mia voce, i miei errori e la mia voglia ostinata di non spegnermi.

 

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