Come Pensare da Fotografo: Allenare l’Occhio e Vedere il Mondo Diversamente
L’arte dell’ osservazione
Avevo un’ex fidanzata che mi rimproverava spesso: “Osservi troppo… ti isoli dal resto del mondo.”
Forse, da fuori, sembrava davvero così. A volte mi perdo a fissare persone, animali, oggetti, movimenti di luce, e per chi non condivide questa ossessione può sembrare strano… quasi inquietante. Eppure, dietro questo mio modo di guardare, c’è sempre un motivo preciso.
Non è semplice curiosità: è magnetismo visivo. Quando una scena mi cattura, il resto svanisce. Potrebbe essere il fruscio delle foglie che crea una cornice naturale intorno a una persona che legge, o il gioco di luci che trasforma un volto in un ritratto cinematografico. Non guardo “a caso”: ogni dettaglio che trattiene il mio sguardo è già potenzialmente una fotografia, anche se la macchina non è ancora in mano.
Ricordo una via storica a Tainan, Taiwan. Due scene mi hanno inchiodato.
La prima: una signora anziana che spingeva un carretto da ristorazione, il viso illuminato da una luce calda, con quell’aria sospesa che mi ha fatto pensare a un personaggio di Hayao Miyazaki.
La seconda: un uomo seduto fuori dal suo locale, forse in pausa, forse a fine turno, con lo sguardo perso nello smartphone.
Due istanti qualsiasi, due dettagli invisibili ai più, eppure carichi di poesia. Non avevo la mia fotocamera con me, solo lo smartphone, ma non importava: l’essenziale era vedere. Perché pensare da fotografo non inizia dallo scatto, ma dall’occhio, dalla capacità di riconoscere la bellezza nascosta nella normalità.
Perché dovresti ascoltarmi
Sono Walter Stolfi, Fotografo, Content Creator e Storyteller [ scopri di più su di me ] con una passione per raccontare le storie che vivono dietro ogni immagine. La mia fotografia nasce in strada, tra mercati affollati e vicoli silenziosi, ma si nutre di viaggi in ogni parte del mondo. Non cerco la perfezione patinata: inseguo la poesia nascosta nelle cose che la maggior parte delle persone non nota.
Nei miei articoli troverai meno teoria da manuale e più esperienza vissuta: errori, intuizioni, incontri fortuiti e quelle attese infinite che, a volte, regalano uno scatto che vale un intero viaggio. Scrivo per chi vuole andare oltre le impostazioni della fotocamera e imparare a vedere davvero — perché una fotografia potente nasce prima di tutto dall’occhio e dalla curiosità di chi la scatta.
Tornare dove sei già stato – come allenare l’occhio visitando luoghi familiari
Molti pensano che un fotografo viva sempre in cerca di luoghi nuovi, esotici, lontani. La verità è che spesso le immagini più intense nascono da luoghi che conosci già, magari così bene da poterli attraversare a occhi chiusi. Proprio come un amico, un posto ti rivela i suoi segreti col tempo, non al primo incontro.
Ogni ritorno porta una scoperta: un murales che sta lentamente scolorendo, una pianta rampicante che ha conquistato un intero balcone, un negozio che ha cambiato insegna o proprietario. In street photography e nei reportage di viaggio, questa familiarità ti permette di vedere oltre l’ovvio, perché non sei distratto dalla novità. Puoi concentrarti sui dettagli, sulle micro-storie che un visitatore occasionale non noterà mai.
Personalmente, mi è capitato spesso in Asia: tornare nella stessa strada di Hanoi in momenti diversi dell’anno mi ha permesso di raccontarla in modo completamente differente. D’inverno le tonalità erano fredde, la gente più coperta, il ritmo più lento. In estate, lo stesso vicolo esplodeva di colori, mercati improvvisati e sorrisi sudati. Il luogo era lo stesso, ma la fotografia era un’altra.
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Evitare i cliché – sviluppa uno stile autentico in Fotografia
Il pensare da fotografo non significa collezionare cartoline. Certo, le destinazioni iconiche hanno un fascino universale, ma rischiano di trasformarti in un fotografo-fotocopiatore. Quando tutti fotografano lo stesso scorcio, la sfida è trovare un’angolazione che non sia già stata ripetuta mille volte.
Nella mia esperienza, basta spesso deviare di qualche metro per cambiare completamente prospettiva. Magari mentre tutti immortalano un tramonto sul mare, tu ti giri e scopri la silhouette di un pescatore che rientra con la sua barca, o una coppia anziana che passeggia mano nella mano lontano dalla folla.
A Hong Kong, per esempio, davanti alla celebre skyline vista dal Victoria Harbour, la maggior parte dei fotografi è concentrata sulle luci dei grattacieli. Io ho trovato più interessante un gruppo di anziani che giocava a dama cinese su un molo laterale: la loro concentrazione, il fumo delle sigarette, le mani che muovevano le pedine… Quella era la vera storia della città in quel momento.
Allenare l’occhio con esercizi mirati – passaggi pratici per vedere diversamente
Allenare la vista è come allenare un muscolo: serve esercizio costante. Uno dei miei preferiti è scegliere un soggetto e fotografarlo 20, 30 o 40 volte, cercando ogni volta una prospettiva diversa. È un esercizio che funziona anche con i soggetti più banali: una tazza di caffè, una bicicletta appoggiata a un muro, un lampione in una piazza.
L’obiettivo non è ottenere la “foto perfetta”, ma forzare la mente a vedere oltre la prima impressione. Nella street photography questo è vitale: il primo sguardo di solito è quello che tutti avrebbero. Il secondo, il terzo e il decimo possono portarti invece a un’interpretazione unica.
Quando insegno fotografia di viaggio, propongo spesso un compito simile: restare fermi in un punto e cercare 15 scatti completamente diversi. Cambiare altezza, giocare con le linee, isolare dettagli, provare controluce. Questo non solo migliora la tecnica, ma ti abitua a cercare storie anche quando sembra che non ci sia nulla da fotografare.
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Le tecniche che uso nei miei viaggi
Come muoverti senza essere invasivo
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Pazienza e osservazione attiva – il mindset del fotografo che sa aspettare
Viviamo in un’epoca in cui tutto è veloce: social, notifiche, consegne in un’ora. Ma la fotografia segue un tempo diverso. Il momento giusto non si impone, si aspetta. E spesso richiede una calma che va contro il nostro istinto di “fare subito”.
Ho imparato che a volte la magia accade dopo minuti (o ore) di apparente immobilità. Può essere la persona che entra nella luce perfetta, una nuvola che si sposta creando un taglio scenografico, o un bambino che, senza accorgersene, compie il gesto che racchiude tutta la storia di un luogo.
In street, a volte mi fermo e mi lascio inglobare dalla scena. All’inizio la gente ti guarda incuriosita, ma poi si dimentica di te. È in quel momento che le espressioni diventano autentiche e che il mondo ti regala il fotogramma che stavi aspettando.
Pianificazione e intuito – come essere pronti quando scocca la foto
Pensare da fotografo significa muoversi su due binari: pianificazione e intuito. La pianificazione ti porta nel posto giusto al momento giusto — magari conoscendo in anticipo la direzione della luce o l’orario di un evento — ma l’intuito ti permette di deviare e cogliere l’occasione imprevista.
In viaggio, preparo sempre una lista di luoghi e orari ideali per fotografare. Ma non mi lego mai troppo a un piano. Alcune delle mie foto preferite sono nate da piccole deviazioni: una strada laterale imboccata per curiosità, una sosta inaspettata a causa di un acquazzone, una conversazione con un passante che mi ha indicato una scena imperdibile.
Il fotografo che pensa davvero come un fotografo è pronto a rompere il copione se l’istante lo richiede.
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Conclusione – L’occhio si allena, ogni giorno
Pensare da fotografo non è un interruttore che si accende solo quando prendi in mano la macchina fotografica. È un’attitudine costante, un modo di stare nel mondo. Significa guardare con intenzione, immaginare scatti prima ancora di alzare la fotocamera, trovare poesia anche nei dettagli più ordinari.
Il vero segreto è non smettere mai di vedere. Anche quando gli altri non capiscono perché ti sei fermato a fissare un carretto, una foglia, o il volto di una persona colpito da un raggio di sole. Perché in quel momento stai già scattando — nella tua mente prima, e nella realtà subito dopo.
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