Leica M EV1: la M da 8000€ senza telemetro che divide (e chiarisce) le idee
Quando pensi a Leica pensi a un’icona. Io, onestamente, ho sempre associato il marchio a due immagini opposte: da un lato l’oggetto da sogno – un po’ come dire Ferrari – dall’altro lo strumento essenziale del racconto, usato da chi in strada cerca storie vere. La Leica M EV1 sta proprio nel mezzo: è una M senza telemetro, con mirino elettronico integrato. Meno rito, più controllo. I prezzi restano da fascia alta e hanno motivi industriali e di brand; non è per tutti e va bene così. Il punto è capire a chi serve: a chi vuole l’ergonomia e la filosofia M, ma desidera vedere prima come verrà lo scatto.
In questo articolo te lo racconto con l’approccio di chi viaggia leggero, fotografa in strada e pretende poche cose ma fatte bene.
Chi sono e perché leggere questo articolo
Sono Walter Stolfi un fotografo di viaggio e street che lavora minimal per scelta [ scopri di più su di me ]. Valuto le macchine da come influenzano il mio modo di guardare, non da quante voci ha un menu. Mi interessa se una fotocamera mi fa stare dentro la scena con lucidità, se mi evita errori quando la luce è cattiva, se mi restituisce file puliti che posso lavorare ovunque.
La M EV1 mi incuriosiva perché toglie il telemetro ma aggiunge anteprima e assistenti: volevo capire se questo cambia davvero il ritmo in strada. Sì, lo cambia.
Cos’è il telemetro (e perché qui non c’è)
Il telemetro è un sistema di messa a fuoco ottico-meccanico: nel mirino vedi due immagini del soggetto leggermente disallineate; ruotando la ghiera le fai coincidere e sei a fuoco. Nelle Leica M classiche “vedi” sempre la cornice del 28 mm come base, poi compaiono le cornici delle altre focali a seconda dell’obiettivo montato: non guardi attraverso la lente, ma attraverso un mirino separato. È veloce, luminoso, coinvolgente, e ha plasmato un’estetica. Non è un’esclusiva Leica: storicamente lo hanno usato anche Contax, Canon, Nikon (serie S), Voigtländer, fino alla Epson R-D1 in digitale. Oggi però Leica è rimasta l’unica a produrre in modo continuativo vere digitali a telemetro full frame.
La M EV1 ribalta questo paradigma: niente telemetro, si guarda dentro la lente. Il mirino elettronico da 5,76 M punti ti mostra il campo visivo pieno della focale montata e un’anteprima fedele di esposizione, colore e contrasto. Per la messa a fuoco manuale hai due aiuti potenti: l’ingrandimento di precisione (5× e 10×) e il focus peaking che contorna le zone nitide. La cosa utile è che puoi spostare con la croce del pad un piccolo reticolo sulla parte dell’inquadratura in cui vuoi ingrandire (per esempio l’occhio in un ritratto), poi premere il tasto funzione per il “punch-in” e confermare con calma. Il risultato pratico è che la messa a fuoco critica con lenti luminose diventa più affidabile, e le focali estreme – ultragrandangolari e 90/135 mm – non sono più un compromesso da “indovinare”. Resta valido anche il zone focusing a iperfocale, perché tutto avviene comunque sulla scala della lente: chi è abituato alle M tradizionali si ritrova subito.
C’è poi una leva frontale che richiama un crop digitale 1,3× o 1,8×: è come avere linee-cornice “virtuali” alla maniera del telemetro, utili quando vuoi stringere senza cambiare lente. Se scatti in RAW, il crop è un metadato che puoi annullare in post; in JPEG è definitivo (con 1,8× scendi a circa 18 MP). È una scelta intelligente per comporre “come su una M” pur guardando TTL.
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Caratteristiche principali
La base tecnica è quella della M11: sensore full frame BSI da 60 MP con tripla risoluzione nativa (60/36/18 MP) in DNG/JPEG, processore Maestro III, 64 GB di memoria interna oltre allo slot SD UHS-II. La differenza che senti in mano è tutta nel mirino elettronico: è nitido, con colori credibili, regolazione diottrica a scatto e un sensore oculare che commuta in modo naturale tra EVF e schermo touch posteriore da 2,95".
L’autofocus non c’è per scelta: è una M manuale, ma con strumenti moderni per mettere a fuoco bene. L’otturatore arriva a 1/4000 meccanico e 1/16000 elettronico (comodo a tutta apertura sotto il sole), la sensibilità parte da ISO 64 e si spinge fino a 50.000, e la connettività copre Wi-Fi/Bluetooth/USB-C. C’è il supporto alle Content Credentials (un chip firma i file all’origine per tracciare provenienza e modifiche), molto utile per chi lavora con committenze, editoria e reportage.
Non registra video: scelta coerente con la filosofia M. Il corpo resta quello, minimale e “pieno” in mano, con la nuova pelle a losanghe e pochi comandi ma assegnabili con logica semplice (pressione lunga sul tasto funzione, scegli dalla lista, fatto).
Cosa significa davvero sul campo
Vedere prima cambia il ritmo. In interni con neon, in strade con ombre dure e riflessi, l’anteprima di esposizione evita prove a vuoto e ti lascia concentrato sul momento. Con un 35 o un 50 luminoso a f/1.4, il lavoro combinato di ingrandimento e peaking toglie ambiguità: non stai più “sperando” che l’occhio sia nitido, lo verifichi.
Con un 21/24 mm finalmente componi senza cornici approssimative; con un 90/135 mm non soffri più i riquadri minuscoli delle M a telemetro: vedi grande, pulito, preciso. L’autonomia non è infinita: per giornate piene porto una seconda batteria, ma i 64 GB interni sono un’assicurazione: se la SD si riempie o cede, non smetti di fotografare.
L’app Leica FOTOS fa il suo: scatti, apri il telefono e trovi le foto pronte, puoi applicare i Leica Look per una condivisione immediata o scaricare il DNG completo su iPad/Mac per un editing serio; la schermata home della macchina, con due righe di icone ben leggibili e le info di scatto in chiaro, è davvero “meno è meglio”.
A chi è destinata (e a chi no)
Se ami la forma M e il suo linguaggio essenziale, e lavori per immagini consapevoli – street, ritratto ambientato, reportage, paesaggio – la EV1 ha senso: conserva l’ergonomia e l’innesto M, ma ti mette davanti ciò che registrerà il sensore. È una macchina per chi non ha fretta “di motore” ma vuole controllo, precisione nella messa a fuoco manuale e file di qualità altissima.
Se il tuo lavoro richiede AF, riconoscimento soggetti, raffiche e un corpo ibrido foto/video, guarda altrove: qui quei compromessi non esistono per scelta. Se invece cerchi il rito del telemetro – il piacere meccanico di allineare le immagini, quel mirino ottico luminoso, il modo “analogico” di pensare – allora resta su una M “classica”: la EV1 non la sostituisce, la affianca.
A cosa serve davvero: i generi per cui ha senso
In street la differenza la senti quando la luce è crudele: esci dalla logica “speriamo bene”, componi sul margine, controlli i neri, e scatti.
Nel reportage di viaggio – mercati, mezzi pubblici, interni – la conferma TTL della scena ti fa osare di più e sbagliare meno.
Nel ritratto con ottiche luminose ottieni fuochi chirurgici anche a distanza ravvicinata, e finalmente il close focus di alcune lenti (es. 35 che va a 40 cm) diventa utilizzabile davvero, perché il telemetro tradizionale sotto i 70 cm non vede.
In paesaggio/architettura la composizione è precisa e le linee sono leggibili in mirino; i 60 MP ti lasciano margine per crop e stampa grande.
Dove ha poco senso? Azione rapida, sport, wildlife e tutto ciò che pretende AF e pipeline video integrata.
Qualità d’immagine: look M, resa colore e transizioni
Il “look M” nasce dall’incontro tra ottiche e sensore. Le lenti Leica sono progettate per rendere già a tutta apertura: significa microcontrasto, tridimensionalità e uno sfocato (bokeh) con carattere. Le ottiche più moderne, con elementi asferici e correzioni apocromatiche, restituiscono immagini incise, pulite dai difetti (distorsione, frange) e con una resa che regge stampe grandi e crop importanti; le ottiche vintage o particolari – pensa a un 35 “King of Bokeh” o al Noctilux 50/0.95 – disegnano transizioni tra fuoco e fuori fuoco più sognanti, con flare e caratteri riconoscibili.
La M EV1, grazie al sensore ottimizzato per l’angolazione dei raggi tipica del tiraggio M, valorizza entrambe le famiglie: i file hanno profondità, ricchezza cromatica credibile e richiedono poco intervento in post se esponi con criterio. È interessante notare come alcune ottiche apocromatiche a f/2 producano out-of-focus così puliti da sembrare scattati con aperture più ampie: merito delle superfici e del disegno ottico.
In pratica, nel sistema M puoi scegliere “la tua voce”: dal massimo della nitidezza contemporanea al carattere vintage; la EV1 mette a fuoco meglio quelle voci, perché te le fa vedere mentre le costruisci.
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Lenti M sulla EV1: perché “sblocca” tutto il parco ottiche
Con gli ultragrandangolari (es. 21 mm) su una M a telemetro il mirino non riesce fisicamente a mostrarti tutto il campo senza ingrandirsi a dismisura: questione di ottica e ingombri. Sulla EV1 guardi esattamente quel 21 mm e componi senza accessori esterni. Con le lenti close-focus (come un 35 che scende a 0,40 m) la M “classica” si ferma a 0,70 m perché il telemetro lì non vede; sulla EV1 scendi senza problemi e, grazie a ingrandimento e peaking, domini la profondità di campo sottile. Con le aperture estreme (Noctilux 0.95) la situazione si ribalta: quello che era “difficile da padroneggiare” diventa eseguibile, perché puoi verificare l’occhio con il 10× e non scegliere più le foto “solo perché sono a fuoco”. Con i tele (90/135 mm) sparisce la lotta contro riquadri minuscoli: vedi grande, componi bene, metti a fuoco con calma. In breve, la EV1 toglie barriere d’uso a tutte le lenti M, dalle classiche del ’54 alle moderne APO: è ancora fotografia lenta e manuale, ma finalmente trasparente.
Prezzi, costi, disponibilità (e come leggerli)
In Europa la Leica M EV1 nasce attorno agli 8.000 € (corpo), con impugnatura opzionale in pelle a circa 400 €. In altri mercati il prezzo consigliato è allineato in valuta locale e in alcuni Paesi la disponibilità ha seguito tempi autorizzativi differenti.
Perché cifre simili? Perché parliamo di produzione in Germania con volumi ridotti, materiali e lavorazioni a tolleranze strette, assistenza e aggiornabilità nel tempo, valore residuo elevato e – sì – un premium di brand.
Non devono convincere tutti; devono essere coerenti con chi sceglie quel linguaggio fotografico e quelle lenti. Se per te la fotografia è anche strumento di lavoro identitario, il costo si valuta sulla vita utile e non sullo scontrino del giorno uno.
Mini-guida: set-up EVF per street & viaggio (pratica, veloce)
Regola bene la diottria finché il testo dell’EVF è perfettamente a fuoco: è la base. Tieni attiva l’anteprima esposizione e impara a leggere i margini di bianco e nero in mirino. Imposta il peaking su intensità media (sufficiente a disegnare i contorni senza invadere), usa l’ingrandimento a 5× come conferma rapida e a 10× quando lavori a tutta apertura o molto vicino. Sposta il reticolo sull’area di interesse con il pad e richiama il punch-in con il tasto funzione; assegna la leva frontale al richiamo di peaking/zoom o al crop digitale quando vuoi stringere il campo restando con la stessa lente. In viaggio scatta in DNG e scegli 36 MP per giornate lunghe a ritmo alto; passa a 60 MP quando prevedi stampa o crop. All’aperto, se serve 1/16000 elettronico per tenere f/1.4, usalo; se noti banding con luci artificiali, torna al meccanico e ribilancia tempi/ISO. ISO auto con limite 6400 e tempi minimi coerenti con la focale è un preset che funziona ovunque. Le Content Credentials tienile attive: non cambiano la foto, ma proteggono te e chi la pubblica.
Mini-guida: con quali lenti M iniziare (28–35–50)
Un 35 mm è il baricentro tra contesto e intimità: racconta la strada senza deformare e ti costringe a muoverti. Il 28 mm è la lente della città densa: mercati, mezzi, piazze; l’EVF qui è oro perché ti mostra subito cosa stai sacrificando sui bordi. Il 50 mm è relazione e dettaglio: con il 10× metti l’occhio dove serve e sfrutti la tridimensionalità. Se vuoi uno zaino leggero che copra il 90% dei casi, parti dal 35; se vivi strade strette o ami stare addosso alla scena, vai di 28; se ti piace parlare con le persone e isolare, scegli il 50. f/2 è l’equilibrio tra peso, prezzo e look; f/1.4 ha senso se lavori davvero la notte. Ricorda che la EV1 valorizza tanto il moderno APO quanto il carattere vintage: scegli la voce che serve al tuo racconto.
FAQ
Leica M EV1 registra video?
No: è una fotocamera dedicata a questo scopo.
Leica M EV1 ha l’autofocus?
No: solo messa a fuoco manuale, con ingrandimento 5×/10× e focus peaking.
Posso usare tutte le ottiche M?
Sì: praticamente l’intero parco M dal 1954 a oggi. Con EVF diventano gestibili anche ultra-wide, close-focus, aperture estreme e tele “difficili”.
Perché non c’è il telemetro su Leica M EV1?
Per offrire l’esperienza M a chi preferisce l’anteprima TTL e una gestione più semplice delle focali estreme, mantenendo corpo e lenti del sistema.
Autonomia Leica M EV1?
Gestibile, ma portati una seconda batteria nelle giornate intense; i 64 GB interni sono un paracadute se la SD si riempie.
Quanto pesa Leica M EV1?
Intorno al mezzo chilo con batteria, a seconda della finitura: resta “denso” ma compatto.
Conclusione: tra mito e utilità
La Leica M EV1 non sostituisce le M a telemetro: le affianca. È la porta d’ingresso per chi ama l’essenzialità M ma vuole la certezza del vedere prima. Per me, che vivo la fotografia come racconto in viaggio e in strada, questa scelta ha senso: meno rito, più scatto consapevole.
Ha limiti chiari (niente AF, niente video, autonomia da gestire) e un prezzo che la colloca in alto. Ma oggi il sistema M offre due strade nette: rituale (telemetro) e funzionale (EVF).
Scegli in base a come vivi la fotografia. Se cerchi uno strumento che ti costringa a guardare meglio prima di scattare, la EV1 – paradossalmente – è una Leica molto onesta.
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